Secondo me

BIBLIOTECA E UNIVERSITÀ TRA ESSENZIALE ED EFFIMERO

Don Francesco Mariani ha molto ben scritto un editoriale su “L’Ortobene”, intitolato “Le biblioteche sono come i granai pubblici”.
Comincia citando una ricostruzione di una cronaca (un po’ deformante) dei fatti come dipinta dai mass media (“La contesa tra il sindaco Soddu e il consigliere regionale Deriu sulla Biblioteca Satta e su UniNuoro”), ma prosegue nel porre con nitidezza e lucidità la questione interessante e vera: “quanto del dibattito politico riguarda i diritti e i servizi dei cittadini o invece lo scontro sull’immagine pubblica dell’esercizio del potere?”.
Quella cronaca deforma i fatti. Perché?
Perché è solo l’impressione giornalistica che deriva dal frettoloso collage delle ultime prese di posizione; non ricostruisce quindici anni di dibattito politico, culturale e amministrativo avvenuto in città e fuori sulle istituzioni culturali e formative presenti a Nuoro, che non si può ridurre alla “contesa” tra due persone sole.
Dobbiamo invece indagare i fatti, pur nella brevità con la quale si possono ricostruire qui vicende annose.
Nei primi anni 2000, A Nuoro abbiamo dovuto fare i conti con la trasformazione giuridica dell’istituto giuridico del consorzio, superato dalle leggi dello Stato e poi della Regione.
Ci siamo accorti che tutto il sistema strategico di investimenti sulla cultura si basava infatti proprio su due consorzi.
Anziché trasformarli radicalmente e attrezzarli alle nuove sfide del domani, li si è voluti difendere strenuamente, al solito grido reazionario di “A su connottu!”.
Le forme, le apparenze rassicuranti della consuetudine, dell’abitudine, contro il faticoso e sfidante impulso del cambiamento.
Una lotta tra due tendenze che da sempre produce dialettica politica.
Bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, e quindi riuscire a capire che il ristretto, rassicurante ambito locale, nel quale gestire i grandi progetti che Nuoro ha sempre avuto su se stessa in ambito culturale, è una dimensione insufficiente per svolgere, rielaborare, rilanciare negli anni uno sviluppo basato sull’attitudine fondamentale dell’Atene sarda.
I due consorzi erano e sono stati fino a qualche giorno fa strumenti inadeguati e obsoleti, per anni.
La città e la Sardegna hanno assistito al loro irrefrenabile declino, prima con allarme, poi con rincrescimento e senso di impotenza.
Le nuove fondazioni invece, riconfigurate nel corso di questo lungo dibattito fino ad arrivare ad essere il luogo di confronto e coordinamento di tutte le principali autonomie dell’Isola (regione, provincia, comune, e le due università), rappresentano invece oggi il più avanzato ed ambizioso strumento messo in campo dall’ordinamento speciale sardo a beneficio di comunità vocate alla cultura quali sono Nuoro e la sua provincia.
Oggi che questa scelta è stata compiuta da ripetute decisioni pubbliche, confermate e ribadite a più riprese nella legge regionale, le Autonomie devono impegnare se stesse in un nuovo investimento strategico, che qualifichi l’offerta di servizi che vadano oltre le funzioni di rango locale, per fare della città la sede di un programma culturale e scientifico, ed un modello per l’intero Continente.
L’unanime riconoscimento della funzione di città-guida della cultura nell’Isola non può venire sprecato da ulteriori esitazioni o rallentamenti.
Ciascuno dei soggetti coinvolti deve offrire ogni sua migliore risorsa per scuotere la Città dal torpore di declino che da troppi anni la avvolge.
Sposiamo quindi senza riserve il motto del direttore de “LOrtobene”: fedeltà all’essenziale e nessuna concessione all’effimero: l’essenziale è supportare con mezzi adeguati la missione della città, effimero è l’annoso e suicida boicottaggio del necessario cambiamento.

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